I romani, fino al III secolo a.C., si limitavano a dividere il giorno in dì (la parte illuminata del giorno) e notte, mentre il dì era diviso tra ante meridium e post peridium, il mattino e il pomeriggio, divisi dal momento in cui il sole era al suo punto massimo (mezzogiorno).
In seguito alla I guerra punica, i Romani portarono in città una meridiana solare realizzata a Catania e, con il tempo, adottarono la divisione in 24 ore di Greci e Babilonesi.
Le similitudini con il nostro giorno (24 ore) finiscono però qui, perchè il sistema di computo romano era molto diverso dal nostro.
Innanzitutto, il giorno era diviso in dodici ore notturne (raggruppate in quattro “vigilie” di tre ore ciascuna) e in dodici ore diurne. Il dì era però diviso in dodici ore dal tramonto all’alba, cosa che portava ad avere ore di durata diversa a seconda della stagione. Spieghiamo con gli esempi in basso.
All’equinozio di primavera e di autunno, (20 Marzo e 23 settembre oggi) le cose sono praticamente uguali al nostro giorno (o molto simili): visto che l’equinozio è definito come il giorno in cui dì e notte hanno la stessa durata. Le ore notturne e diurne romane sono identiche, e di 60 minuti. Come si può vedere, le ore romane corrispondono più o meno alle nostre, con la differenza che “l’ora prima” sono circa le nostre 6 del mattino. L’ora prima è il momento in cui sorge il sole.
In primavera e estate però, le cose sono molto diverse: i dì sono più lunghi della notte, fino alla massima lunghezza del dì, che avviene al solstizio d’estate (21 Giugno). In quella data, come dallo schema in basso, la sesta ora termina sempre alle 12, ma ogni ora romana è lunga circa 1 ora e 1/4. D’inverno è ovviamente vero il contrario: al solstizio d’inverno le ore diurne sono di appena 45 minuti.
Quindi, per esempio, quando S.Benedetto prescrive tre ore di studio d’estate o d’inverno, queste tre ore sono molto diverse! Le tre ore estive equivalcono a quasi 4 delle nostre ore, le tre ore invernali sono solo 2 ore e 1/4 delle nostre.
Tutto questo è approssimativo, perchè ovviamente la durata del giorno e della notte non cambia solo con le stagioni, ma con la latitudine: più si va a nord, più la differenza tra il giorno estivo e quello invernale aumenta: in Britannia, d’estate i dì e le ore sarebbero stati ancora più lunghi, in inverno ancora più corti di questo. Nel sud dell’Egitto, la differenza sarebbe stata meno pronunciata..

Può sembrare un sistema inutilmente complesso a noi moderni, che abbiamo scollegato il nostro tempo dal ritmo del sole, ma in un’epoca senza illuminazione artificiale era molto più comodo gestire il tempo in accordo con il movimento del sole, piuttosto che avere durate fisse delle ore.
La meridiana portatile
Nel tardo impero si affermarono delle meridiane “portatili” che servivano a calcolare le ore in qualunque regione dell’Impero. Ne sono stati trovati diversi esemplari, come questo in greco, cosa che ci fa ritenere che fossero piuttosto comuni. In questo modo, potevano essere utilizzate per conoscere l’ora nelle varie regioni dell’Impero: per esempio qui si può leggere “Costantinopoli, Roma, Antiochia, Askalon (Egitto), Palestina, Cesarea, Dyrrachium (Durazzo), Dalmazia, Thessalonika, Sicilia, Atene, Rodi, Alessandria, Africa, Tebaide (Egitto)”

Le ore canoniche
Questo ebbe un effetto anche sulle cosiddette “ore canoniche” che si affermeranno nel medioevo, e che rimarranno il principale modo di contare le ore del giorno dal VII al XIV secolo. Come prescritto nella regola di S.Benedetto, ci sono alcune ore principali, all’inizio delle quali sono prescritte delle preghiere: la laudi: alle prime luci dell’alba, l’ora terza, sesta, nona e infine il vespro (al tramonto, la fine della dodicesima ora romana). Questo si riflette nelle meridiane medievali, che servivano proprio a segnare l’ora con il sistema romano, ma tenendo conto del ciclo delle preghiere benedettine.
Ecco alcuni esempi di meridiane medievali.


Vi ricordo che il 6 aprile 2022 presento “Per un pugno di barbari” presso la sede del Museo Nazionale Romano di palazzo Altemps. Ingresso alle 16:30. Per prenotarsi, inviare un’email all’indirizzo in basso:

Trovate il link nella descrizione di questo episodio, e potete vedere la locandina sul mio sito.
Vi aspetto! Sarà una serata meravigliosa, non ne dubito.
Il podcast torna lunedì prossimo! Intanto in basso riporto l’intervista con il direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphane Verger.
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