LE VIE DELL’ITALIA ROMANA: la via Aurelia

La via Aurelia dell’antichità era diversa da quella moderna (che da Roma giunge fino a Ventimiglia). Fu costruita in due fasi, per collegare Roma con l’importante porto di Pisa, attraverso buona parte dell’Etruria.

Il tratto originale, e più antico, conduceva da Roma fino a Cosa, nei pressi del monte Argentario. Fu costruita da un magistrato della gens Aurelia, probabilmente nel 241 a.C. dal censore Gaio Aurelio Cotta, oppure nel 200 a.C. da suo figlio, il console Gaio Aurelio Cotta, prolungando un tragitto antichissimo che collegava Roma con la città etrusca di Caere (Cerveteri).

Il percorso della via Aurelia (in BLU), quello della Cassia (in ROSSO) e quello della via Claudia in rosa.

Il tracciato della via romana, poi detto via Aurelia Vetus (ancora oggi via Aurelia antica), partiva dal Foro Boario, il porto-mercato attorno al quale era nata Roma. Oltrepassava il Tevere sul pons Sublicius, poi sostituito dal ponte Emilio (attuale ponte Rotto) e attraversava la zona paludosa di Trastevere (in parte su viadotto ancora visibile nelle cantine di via della Lungaretta), salendo quindi sul Gianicolo (via della Paglia, vicolo della Frusta, via di Porta San Pancrazio) e superando le Mura aureliane a porta Aurelia (che dalla tarda antichità prese il nome di porta San Pancrazio, dalla corrispondente abbazia). La via Aurelia nova invece prendeva avvio dal ponte Aelio (oggi ponte Sant’Angelo) e si ricongiungeva con la via Aurelia antica nella zona di Torretta Troilli.

Uscita da Roma, la via puntava per Caere (Cerveteri: Caere Vetus), un tempo ricca e potente città etrusca, alleata di Roma. Le sue poetiche tombe sono uno dei più bei siti archeologici d’Italia

Le tombe di Cerveteri

Da Caere l’Aurelia giunge all’antica Pyrgi (oggi Santa Severa), dove sono stati trovati dei resti di un santuario etrusco. La via poi continua in direzione del territorio di Tarquinia, che ospita alcune delle tombe affrescate più belle del periodo etrusco.

Tomba etrusca di Tarquinia.

Da qui la via costeggiava il capo argentario e puntava verso le città di Vetulonia e Populonia, la seconda un celebre porto dotato di un’importante quartiere industriale, dove sono stati trovati importanti segni della lavorazione del ferro. A questo punto, la via puntava dritta verso nord, in direzione di Pisa.

Pisa, importante porto anche in età romana, la viabilità consolare lungo la costa tirrenica si interrompeva a causa della presenza dell’ampia zona paludosa detta Fossae Papirianae (riportate nella Tabula Peutingeriana) nell’attuale costa della Versilia (da Migliarino Pisano fino a Luni, poco lontano dall’odierna Sarzana). Probabile che, da questo punto in poi, chi inteneva proseguire per Genova continuasse via mare (le vie della moderna Liguria orientale erano certamente scomode).

Tabula peutingeriana: si vede come la via Aurelia (che costeggia il mare) arrivi a Pisa, senza proseguire verso Luni.

Per meglio collegare la Colonia di Luni con il resto della Liguria, nel 109 a.C. fu dato incarico al censore Emilio Scauro di costruire una strada che da Luni attraversasse le montagne per giungere in zona emiliana (per il passo della Cisa) per poi giungere a Dertona (Tortona) e di qui discendere, attraversando l’Appennino, fino a Vada Sabatia (Vado Ligure). Questa via prese il nome di via Emilia Scauri. In epoca augustea, la via fu rinnovata e prolungata fino in Provenza, prendendo il nome di Julia Augusta.

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