Con le immagini delle opere d’arte
Non possiamo completare il nostro giro attorno al VII secolo senza parlare dell’arte dell’epoca: l’anello di congiunzione mancante tra la rinascita Liutprandea e carolingia dell’VIII secolo e la magnificenza dell’arte bizantina ravennate. Per farlo, viaggiamo soprattutto a Roma, per visitare due chiese molto particolari: S.Agnese sulla Nomentana e S.Maria Antiqua.
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Nell’immagine: affresco di S.Maria Antiqua (parete palinsesto), vista da Caterina Mendolicchio
Principali chiese e monumenti della puntata
San’Agnese fuori le mura, zona nomentana
l complesso di Sant’Agnese è di particolare importanza per la conoscenza dell’architettura di questo periodo, dimostrando l’immunità della Città Eterna da un periodo considerato di depressione artistica.
È una delle prime basiliche paleocristiane e una delle meglio conservate.
Ecco la situazione:
- Agnese martire-bambina (quasi) era stata sepolta nelle catacombe sulla via Nomentana. Lo sviluppo del suo culto – che vide tra i più devoti proprio la principessa Costantina – portò alla realizzazione di un sacello “ad corpus” (cioè sopra il corpo della martire) semi interrato sul fianco della collina, contestualmente all’edificazione di una grande basilica cimiteriale costantiniana di fianco (un cimitero coperto). La costruzione del sacello fu necessaria, perché la Chiesa romana proibiva di manomettere i luoghi di sepoltura, per prevenire la dispersione delle reliquie. (culto cristiano dei morti ma anche quello dei martiri)
- Parliamo di “complesso” per via delle sue stratificazioni: catacombe (II sec), la basilica monumentale costantiniaia e mausoleo di Santa Costanza devota ad Agnese a lato (IV sec) e infine la basilica Onoriana (VII sec)
Per realizzare la nuova basilica, gli architetti di Onorio ripresero un modello introdotto 50 anni prima, una soluzione particolarmente ingegnosa adottata nella chiesa di S. Lorenzo: fu realizzata una basilica seminterrata, in modo che il pavimento fosse al livello della tomba, sbancando parte della collina con l’accesso attraverso una galleria al primo piano (matroneo) che consentiva di accedere all’interno anche a chi non era in grado di scendere le scale oltre ad avere spazio extra nei giorni di particolare afflusso (S.Agnese e S. Lorenzo -il santo finito al BBQ- erano due VIP del culto dei martiri dell’epoca!) Non a caso i due complessi “fuori le mura” si configurano come vere e proprie “cittadelle sacre” (colle, acropoli…)
In alto: situazione al VII secolo. La grande basilica “a circo” è oggi scomparsa, ne restano solo alcune rovine.
Interni: la parte architetturale è originale, ma le decorazioni (a parte il mosaico in abside) sono state rifatte
L’originale mosaico

S.Agnese, viene rappresentata come un’imperatrice bizantina (o la Vergine) e con i simboli del martirio ai piedi, il fuoco che si divide e non la brucia e la spada che la finisce. Dall’alto la mano di Dio scende per incoronare Agnese.
È affiancata dai pontefici Simmaco, l’ultimo restauratore dell’antica chiesa costantiniana (anti-bizantino, causa lo scisma a inizio 500) e Onorio che fa costruire la chiesa nuova nel 625 anno della sua elezione (con il modellino in braccio, lui era invece quel papa che aveva definitivamente trasformato la sede della Curia, il Senato storico, in chiesa oltre ad aver messo mano a mezza Roma tra restauri e nuove costruzioni di chiese e fu protagonista della crisi monotelita, dichiarato eretico postumo e generando il problema sull”infallibilità del papa che si protrasse fino al concilio del 1870.
Santa Maria Antiqua
Si tratta di un complesso architettonico composto da tre grandi aree:
- l’Oratorio dei Quaranta Martiri (M), un antico corpo di guardia dove i soldati potevano controllare gli accessi alla vicina residenza dell’imperatore che fu poi riadattato a luogo di culto; si tratta di 40 soldati cristiani della Legio XII Fulminata, condannati a morire nelle acque ghiacciate di un lago in Armenia, a Sebaste, durante la persecuzione di Diocleziano. (affresco del VIII sec.)
- un grande atrio A (forse la sala di lettura della biblioteca di Domiziano)
- la Chiesa BCDEFGH vera e propria nasce dal riutilizzo di un quadriportico poi dotato di tetto, il cui cortile diventa la navata principale e il portico le navate laterali.
- la grande rampa domizianea L che collega il livello del foro con quello rialzato del Palatino.
- l suo tesoro più prezioso sono circa 250mq di affreschi che vanno dall’epoca di Giustiniano all’epoca di papa Adriano (772-793) in 250 anni circa, conservati miracolosamente in discreto stato fino ai nostri giorni.
Santa Maria Antiqua è fondamentale per la straordinaria “parete palinsesto”: un vero manifesto della cultura greco-bizantina per lo stile pittorico, l’iconografia, le iscrizioni in greco. Immagini preziose in un epoca segnata, ad Oriente, dall’iconoclastia fra le pochissime opere rimasteci dove è possibile vedere i canoni tipici delle correnti di provincia (ANTIauliche) e i primi tentativi di occidentalizzazione del linguaggio bizantino. Costituisce una delle poche testimonianze dell’arte bizantina del periodo nella parte occidentale dell’Impero. I mosaici sono facilmente databili grazie a cartigli e alla presenza di personaggi riconoscibili dal nimbo quadrato (che ci dice che il personaggio raffigurato al momento della creazione dell’opera era ancora in vita). C’è la prima raffigurazione a noi conosciuta di una Madonna in Trono
Se Santa Maria Antiqua ci insegna una lezione, questa è quella della convivenza e della contaminazione di stili diversi.

Nella chiesa, la parte più celebre è la seguente, la cosiddetta “parete palinsesto”, con più strati:

Conserva ben 7 diversi strati di intonaco di epoche successive. La caduta di porzioni di intonaco permette di riconoscere quattro diversi interventi:
- MARIA REGINA COL BAMBINO FRA DUE ANGELI (primo strato, 545 c.) su trono incrostato di gemme in abiti bizantini, prima raffigurazione a noi conosciuta di una Madonna in Trono contemporanea alla costruzione della chiesa, rimandare immediatamente ai mosaici ravennati e, in particolare, alla ieratica regina Teodora di Sant’Apollinare.
- ANNUNCIAZIONE (secondo strato, 565/578 forse testimonianza del breve periodo felice in cui la chiesa divenne palatina?) del cosiddetto “angelo bello”o “pompeiano”. E’ evidente il richiamo all’arte “classica”, non a caso la figura è anche detta l’angelo pompeiano. Perché qui sta il punto. Era ancora sopravvissuto qualcosa dell’antica arte dell’affresco greco e romano in quei travagliati VI e VII secolo? Esistevano ancora maestranze capaci di cimentarsi con la tecnica posseduta dai loro predecessori? E’ evidente che qualcosa sopravvive. Come, è difficile dire. Dobbiamo però tener presente che gli affreschi di cui stiamo parlando sono anteriori all’iconoclastia (o coevi) e che, quindi Santa Maria Antiqua ci racconta, probabilmente, qualcosa dell’arte dell’affresco bizantina prima dell’iconoclastia.
- PADRI DELLA CHIESA (terzo strato, 650/707 c.)
- l’ultimo strato risale a Giovanni VII (705/707), che riplasmò tutto l’interno con una massiccia campagna decorativa.
Due madonne a confronto: arte aulica e antiaulica
MADONNA DELLA CLEMENZA S.M. IN TRASTEVERE – Encausto su tela fissata su tavole di cipresso. Madonna “basilissa” in trono (sedile coperto da un tappeto, cuscini come braccioli e un drappo-schienale sorretto da angeli, all’orientale) sfoggia le stesse vesti e gioielli del mosaico di Teodora a Ravenna.
In basso anche se consumato si nota per la prima volta in un dipinto il committente inginocchiato, forse papa Giovanni VII (greco) che permette la datazione (705/707).

La Madonna di «Sancta Maria ad Martyres» detta Madonna di San Luca al PANTHEON – Dipinto con colori a caseina su tavola di olmo più vicina all’area greco-siriaca. Il Pantheon venne consacrato a chiesa nell’anno 609, ed è probabile che questa icona facesse parte degli omaggi offerti in quell’occasione dall’imperatore Foca, la Vergine è una donna semplice ed intensa, con caratteristiche simili alla ritrattistica romana. In realtà questa “icona” è troppo naturalistica per essere un’icona appunto ma parrebbe una statua lignea a tutta figura segata sotto al busto di derivazione della pittura dei sarcofagi dipinti romano-orientali.
Il volto di Gesù

Icona del Cristo pantocratore custodita nel monastero di S. Caterina al Sinai. Notare le due “metà” divina e umana, che possono essere ricomposte in due volti diversi: uno rappresenta la parte umana, uno quella divina di Gesù.

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