Di: Judith Herrin

C’è un momento, durante la lettura di Ravenna. Capitale dell’Impero, crogiuolo d’Europa, in cui smetti di vedere solo linee temporali, dinastie, invasioni, alleanze; e cominci a vedere Ravenna come Judith Herrin vuole farcela vedere in questo libro, come il crogiolo dove è stata forgiata l’Europa. Un’Europa che è la sintesi dell’eredità mediterranea del mondo greco-romano fusasi con il mondo germanico di Goti, Longobardi e Franchi. Questa fusione fu avviata e portata avanti da questa città che oggi è una piccola città di provincia, ma che per secoli è stata vista come una grande capitale imperiale.
Herrin parte da un punto preciso: nel 402 d.C. l’imperatore Onorio sposta la capitale da Milano a Ravenna. Da lì, racconta un cammino che dura fino al 751, alla caduta dell’Esarcato e all’avvento della Ravenna dei Franchi, del Papato e del dominio del vescovo sulla città: una coda ci porta fino al regno di Carlomagno, che fece di Ravenna l’ispirazione per la sua nuova capitale ad Aachen.
Prima di arrivarci, si attraversa la decadenza dell’Occidente romano, il regno maestoso di Teodorico – che da Ravenna governa da Imperatore d’Occidente buona parte del Mediterraneo. Da qui si entra nella tragedia della caduta del regno di Teodorica e l’avvento della lunga stagione del dominio “bizantino”, con i suoi Esarchi e le lotte contro i Longobardi. Ravenna diventa un’“interfaccia” tra Occidente e Oriente, tra la tradizione latina e greca, tra paganesimo e cristianesimo, tra mondi che sembrano opposti ma che, sotto la guida di vescovi, teologi, amministratori, artigiani, finiscono per creare qualcosa di nuovo.
Il libro è molto ricco nelle fonti: ovviamente un punto di partenza è la storia di Agnello ravennate, fonte principale degli eventi in città, corroborata però da tutte le fonti longobarde, franche, papali, orientali dell’epoca, oltre che dall’ampio lascito di documenti. Il libro inserisce anche nuovi ritrovamenti archeologici, oltre ai dati documentari recenti.
La narrazione alterna al grandioso – l’Impero, le migrazioni, le questioni religiose – con il piccolo: le vite dei cittadini, le botteghe, le feste, gli artigiani, le lotte tra fazioni cittadine. In questo modo si evita che Ravenna diventi solo uno sfondo: diventa protagonista.
Lo stile è molto chiaro e scorrevole, anche quando i temi diventano complessi. Detto questo, è un volume denso di fatti e di dati che richiede un minimo di conoscenza del mondo tardoantico per essere apprezzato appieno. Chi non ha familiarità con questo periodo può trovarsi sopraffatto da nomi, date, concetti religiosi. Ma non è certo il caso dei miei ascoltatori!
Imperdibile per ogni appassionato di storia tardoantica, e per chiunque voglia visitare Ravenna con piena contezza della sua importanza storica. A mio avviso, da preferirsi ad altri libri su Ravenna (decisamente inferiori in dettaglio e qualità)
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