I vescovi del concilio di Costantinopoli III ricalcano in grandissima parte la geografia umana e amministrativa dell’Impero romano al tempo degli Eraclidi
Nella mappa interattiva in basso (cliccate sui punti per avere maggiori informazioni!) troverete una rappresentazione dell’Impero romano nel VII secolo attraverso la sua organizzazione ecclesiastica. Rintracciare dove si trovavano le diverse sedi è stata davvero un’impresa perché in Asia minore c’è una fortissima discontinuità – a differenza dell’Italia – tra la struttura e l’organizzazione cittadina attuale e quella romana, a causa della trasformazione della Romania nell’Impero ottomano. A parte le città più importanti, quasi tutte le sedi di vescovi “minori” sono oggi dei piccoli villaggi. Purtroppo alcune sedi sono più che altro delle supposizioni (le trovate con un “?” perché la località non è certa).
La chiesa imperiale era organizzata in Oriente in modo molto diverso dall’Occidente: se in Occidente c’era un solo patriarcato, in Oriente ce ne erano ben quattro: i patriarcati di Antiochia, Alessandria, Gerusalemme e Costantinopoli. All’epoca del concilio, tutti e quattro i patriarchi vivevano a Costantinopoli, tre dei quali in “esilio”. Sono segnati in questo modo sulla mappa: piazzarli nelle rispettive città sarebbe stato scorretto, a mio avviso. La stragrande maggioranza dei vescovi presenti al VI concilio faceva riferimento al patriarcato di Costantinopoli a parte i vescovi greci (in teoria parte del patriarcato occidentale, quindi di Roma) e quelli della Cilicia e dell’Isauria (che riportavano ad Antiochia).
I vescovi orientali erano organizzati su tre livelli, dopo i Patriarchi: i vescovi metropoliti, autocefali e suffraganei. I metropoliti di solito erano i vescovi più importanti di una provincia tardoantica: in Oriente, ad ogni provincia corrispondeva un metropolita. In Occidente, invece, i metropoliti tendevano a rappresentare un’intero “gruppo” di province tardoantiche: per esempio il metropolita d’Africa (a Cartagine) era il capo di tutta la chiesa del Nordafrica romano, che era diviso in almeno cinque province.

Sotto i metropoliti troviamo le chiese “autocefale”: chiese di città particolarmente importanti all’interno di una provincia, che non dipendevano quindi organizzativamente dal metropolita ma rispondevano direttamente al Patriarca (di solito a Costantinopoli).
Infine c’erano i vescovi suffraganei, che rispondevano direttamente al metropolita della loro provincia.
Al di là di tutto questo, la mappa illustra in modo plastico quali fossero davvero i confini dell’Impero romano sulla fine del VII secolo: in questo è straordinariamente accurata. Se andate verso occidente, vedrete anche i rappresentanti occidentali al Concilio, per lo più decisi dal Papa per rappresentare il suo sinodo del 680 (più a riguardo in basso). L’unica eccezione è il vescovo di Cagliari, curiosamente presente a Costantinopoli ma non inviato dal Papa: possibile che fu inviato a rappresentare il sinodo della chiesa africana, visto che la Sardegna era parte dell’Esarcato d’Africa?
Il sinodo del 680
In basso invece la mappa del sinodo romano del 680, che riunì la chiesa “occidentale” (in realtà per lo più italiana) in preparazione per il concilio ecumenico del 680-681
Il sinodo romano si tenne intorno alla pasqua del 680, a Roma, e vi parteciparono ben 125 vescovi, quasi tutti provenienti dall’Italia. La lista di questi vescovi è molto interessante e permette di scoprire la geografia umana dell’Italia di allora (con il caveat che le sedi vescovili tendono a mantenere una distribuzione tradizionale delle sedi, spesso essendo in ritardo con l’evoluzione della geografia umana). Per saperne di più, andate a leggere il relativo articolo che trovate a questo link
Parlo del sinodo di Roma e del concilio di Costantinopoli III nel podcast in basso. Se l’articolo vi ha interessato, provate ad ascoltarlo!
Trovate (molte) altre mappe sul mio sito al link in basso:
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