La filosofia nel tardo impero – episodio 73, testo completo

Mi sembra utile, dopo una serie di episodi tutti concentrati sulle interminabili guerre di Giustiniano, di interrompere la narrazione della storia guerreggiata per allargare l’orizzonte verso la cultura di questo tempo. Per comprendere come e in quanta misura ha influenzato la storia e la cultura dei secoli a venire.

I prossimi due episodi saranno quindi dedicati ad aspetti fondamentali della cultura tardoantica: in questo episodio parleremo della Filosofia e di come i pensatori pagani e cristiani del tardo impero hanno costruito dei parametri di interpretazione del mondo. Per farlo, ho chiamato in aiuto le forze del più bravo divulgatore di Filosofia in Italia, Matteo Saudino di Barbasophia.

Per darvi gli strumenti per comprendere appieno la chiacchierata con Matteo, ho pensato di riassumere per davvero sommi capi le principali correnti della filosofia greca: necessariamente si tratta di una sintesi estrema, se l’argomento vi interessa vi rimando senz’altro al canale YouTube e podcast di Barbasophia.

La filosofia greca classica: breve introduzione

Il più antico Filosofo citato nella chiacchierata è Pitagora, vissuto nel sesto secolo avanti cristo e che fondò una celebre scuola a Crotone, in Italia: Pitagora è il filosofo della matematica e della geometria utilizzate per analizzare l’essenza del mondo, alla ricerca dell’invisibile armonia  a fondamento dell’universo; quella Pitagorica è quasi una scuola religiosa: il suo approccio è riservato a pochi iniziati per il carattere sacro della sua dottrina, che richiede un ascetismo simile a quello dei monaci. Il Numero è infatti per Pitagora l’origine della sapienza, e l’Unità alla quale egli allude non è semplicemente una cifra come tante altre, ma un’entità simbolica e suprema, l’elemento primordiale da cui ogni altra realtà discende e può essere dedotta, secondo una rigida concatenazione matematico-geometrica. Qualcuno direbbe che il numero è la divinità: Pitagora concepisce una sorta di monoteismo matematico.

Rappresentazione rinascimentale di Pitagora

Socrate

Vissuto nell’Atene della guerra del Peloponneso, Socrate cerca di sposare il desiderio della conoscenza con l’etica, alla ricerca di una morale oggettiva e universale. Il vero saggio è colui che, partendo dalla necessaria ammissione della propria ignoranza, fa di sé stesso l’oggetto del suo problema: diceva Socrate: io una sola cosa so, di nulla sapere. Questo vuol dire che è saggio chi sempre cerca nuove idee, non accontentandosi delle risposte a sua disposizione. Socrate cercava spesso le risposte negli altri, ponendo una serie pressante di domande in modo da tirare fuori la verità, un processo che lui chiamava “maieutica”, l’arte dell’ostetrica che fa nascere i bambini.

Socrate è in generale un ottimista sull’animo umano: Secondo Socrate, non si può non seguire il bene, se lo si conosce. Peccato che gli uomini della democratica Atene la pensassero diversamente: convinti che fosse un corruttore degli animi dei giovani, lo condannarono a morte con un voto in assemblea. Socrate morì bevendo la cicuta, un terribile veleno antico.

La morte di Socrate, quadro di David

Platone

Il suo allievo più famoso era Platone, attraverso il quale conosciamo gran parte del suo pensiero: Socrate non ha lasciato infatti alcuno scritto. Il nome di Platone è legato al concetto di Idea, che lui sviluppò per conciliare la tensione tra la natura immutabile delle cose e il loro continuo divenire: come può qualcosa essere, se muta in continuazione? L’Idea platonica è l’originale, il modello, l’esemplare, dalla quale le cose reali sono fatte. L’idea è unica e perfetta, mentre da quest’idea derivano le molteplici forme del mondo reale. Per esempio: ogni cavallo è un derivato dell’idea di cavallo, che esiste al di là del mondo naturale, in quello che Platone chiama l’iperuranio, il mondo delle idee, un mondo che noi definiremmo divino. Il processo mentale con cui si risale dal molteplice sensibile all’unità intelligibile venne chiamato da Platone “dialettica” e consiste nella filosofia stessa. Tramite la Filosofia, in sostanza, si possono analizzare le varie nature dei cavalli, per giungere a comprendere l’Idea del Cavallo, che, pur essendone il fondamento, trascende le particolarità relative e transitorie degli oggetti sensibili. Platone arriva a formulare che esiste un “demiurgo”, un essere divino, dotato di capacità creatrice e generatrice, all’origine di tutte le idee.

In Politica, Platone è famoso per l’ideazione dello stato perfetto o ideale, che a suo avviso è diviso in classi sociali rigide, al cui vertice ci sono i filosofi. Questi, in quanto superiori conoscitori del mondo delle idee, dovranno governare sul resto degli uomini. Platone fondò la celebre accademia filosofica di Atene, la cui ultima incarnazione sarà chiusa da Giustiniano.

Aristotele

La rigida divisione tra il mondo delle idee e quello naturale non piacque ad Aristotele, che pure fu per anni discepolo di Platone e che abbandonò l’accademia nel 347 a.C. Pochi anni dopo Aristotele divenne il precettore del figlio di Filippo di Macedonia, un certo Alessandro che un giorno sarà Magno.

A differenza di Platone, Aristotele ritiene che l’essenza di tutte le cose non si trovi al di fuori del mondo: non ha senso secondo lui sdoppiare gli enti per cercare poi di riconciliarli in qualche modo; ogni realtà invece deve avere in sé stessa, e non in cielo, le leggi del proprio costituirsi. Secondo Aristotele la realtà è una sintesi tra due elementi: la materia particolare e la forma universale: a differenza di Platone, entrambe esistono nel nostro mondo. Tutto, nell’interazione tra le cose, è in divenire, perché ogni oggetto è mosso da un altro, questo da un altro ancora, e così via a ritroso. Alla fine della catena deve esistere però anche per Aristotele un motore immobile, cioè Dio: “motore” perché è la meta finale a cui tutto tende e da cui tutto origina, “immobile” perché a differenza di qualunque altra cosa nel nostro mondo, non diviene e non muta.

Il divenire è centrale nella Filosofia di Aristotele: compito della filosofia è proprio quello di scoprire le cause che determinano il perché un oggetto tenda ad evolversi in un certo modo e non diversamente. Aristotele, a tal fine, analizza assieme ai suoi discepoli ogni aspetto della natura, tanto che può apparire superficialmente come uno “scienziato” moderno. Eppure la conoscenza per Aristotele non deriva esclusivamente dall’esperienza. La conoscenza necessità della cooperazione dell’intelletto, e si attua in gradi, culminando con l’intervento di un trascendente intelletto attivo, che riesce a ricreare la «forma» universale dalle qualità provvisorie degli oggetti, che possiamo sentire con i nostri sensi.

Per analizzare il mondo, Aristotele si serve della Logica che è articolata attraverso un processo deduttivo guidato da rigidi principi logici. Una forma tipica della logica è il sillogismo: se A è B, e B è C, allora A deve essere C. Grazie ai sillogismi, Aristotele crea una serie di categorie e sottocategorie di tutto lo scibile umano. L’importanza di Aristotele per il pensiero occidentale si deve, tra le altre cose, proprio alla sua logica, al fatto cioè che fu lui a fondare e ordinare le diverse forme di conoscenza, creando i paradigmi dei linguaggi specialistici che vengono usati ancora oggi in campo scientifico, e non solo. Volendo creare un sistema globale del pensiero, fu Aristotele a formulare le definizioni originali di fisica, teologia e matematica, oltre a scienze come la zoologia e la biologia. Aristotele è fondamentale anche per i suoi trattati sull’etica, che influenzarono tutto il pensiero legislativo antico, anche quello romano. Ma Aristotele si cimentò anche nella arti: sua la definizione della poetica, del teatro, dell’arte, della musica.

La scuola di Atene, di Raffaello: al centro, Platone (che indica il cielo, e il mondo delle Idee) e Aristotele, che punta verso il mondo reale

Tra Stoici ed Epicurei

Dopo Aristotele la filosofia del periodo ellenistico-romano si divide in una serie di scuole di pensiero che è impossibile riassumere qui, ma posso nominare le principali perché i loro nomi sono entrati nel lessico quotidiano: gli scettici, gli stoici, i cinici e gli epicurei. Lo stoicismo in particolare fu molto popolare a Roma, sono stoici i più celebri filosofi romani: Cicerone, Seneca, Marco Aurelio. Gli stoici sostenevano le virtù dell’autocontrollo e del distacco dalle cose terrene come mezzi per raggiungere l’integrità morale e intellettuale. Nell’ideale stoico è il dominio sulle passioni  che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza

L’ultimo filosofo citato da Matteo è Democrito, contemporaneo di Socrate e che visse poi anche nei tempi di Platone e Aristotele: Democrito è il papà del concetto di Atomo, il mattone di base di cui tutte le cose sono fatte. Dal suo pensiero deriva il nome che abbiamo dato agli Atomi, quando furono scoperti, millenni dopo. Gli Atomi sono contrapposti al vuoto, dove gli atomi non ci sono. Da un punto di vista teologico, per Democrito anche l’anima era costituita da atomi, atomi più sottili e lisci. Essi penetrano tutto il corpo e gli danno vita, venendo mantenuti nel corpo grazie alla respirazione. Questi atomi, grazie a questa capacità di dare la vita e rendere pensante l’uomo, erano considerati divini. In questo, Democrito è considerato anche il papà dell’ateismo: come abbiamo visto invece, tutti gli altri grandi Filosofi ammettevano l’esistenza di un “demiurgo” o “uno” o “essere” o “divinità” dalla quale tutte le cose, tutte le idee derivano.

Bene, credo che ora siate pronti per affrontare Neopitagorici, Neoplatonici e filosofi scolastici: cliccando in basso, potete ascoltare l’intervista a Matteo Saudino!

Pe ascoltare la puntata, clicca in alto
Video integrale dell’intervista

Spero vi sia piaciuta questa chiacchierata filosofica! Vi invito ovviamente ad approfondire questi argomenti, il modo migliore per farlo è ascoltare Matteo Sudino sul suo canale “Barbasophia”. Spero comunque che questa puntata sia stata utile: pensavo fosse indispensabile per comprendere come la religione e la filosofia non siano poi così distanti tra loro, come si siano influenzate a vicenda per secoli, ponendo le basi del pensiero occidentale medievale.

Boezio, come rappresentato nello studio di Federico da Montefeltro

Nel prossimo episodio, andremo invece ad affrontare un altro aspetto fondamentale della cultura tardoimperiale: la legge. È tempo di dare il suo spazio al più importante monumento che ci ha lasciato Giustiniano, assieme all’Hagia Sophia: il Corpus Iuris Civilis.

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