Fonti: Procopio di Cesarea: “Le Guerre”

Procopio di Cesarea e la sua monumentale opera “Le Guerre” non hanno bisogno di presentazioni. Si tratta di una formidabile fonte per il periodo di Giustiniano ma spaziano su tantissimi argomenti, dalla geografia alla storia più antica, dalla politica all’economia. Narrano di grandi catastrofi naturali, della pandemia di Giustiniano, della rivolta di Nika e sopratutto delle guerre di Giustiniano in Oriente, in Africa e in Italia.

La struttura dell’opera è divisa in otto libri, che non rendono del tutto facile la comprensione perchè Procopio non segue un criterio strettamente cronologico, ma in base al teatro di guerra. Il libro I copre la prima guerra persiana, con la battaglia di Dara e Callinicum (526-532 circa), il Libro II le seguenti guerre contro Khosrau, dal 540 al 549 e include la celebre descrizione della peste a Costantinopoli. I libri I e II della “Guerra vandalica” coprono le vicende in Africa della facile riconquista di Belisario (533-534) e poi la lunga guerra d’attrito per mantenere il controllo della provincia africana (534-548).

Il libro I della “Guerra gotica” offre un prezioso riassunto delle vicende italiane dal 476 al 534, poi la versione “imperiale” delle negoziazioni con Amalasunta e Teodato, lo scoppio della guerra d’Italia e la missione di Belisario, fino alla conquista di Roma a fine 536 e all’inizio dell’assedio, nel 537. Il II parla della guerra fino alla resa di Witigis (540), il terzo arriva fino al periodo di maggior successo di Totila, intorno al 550.

Il quarto libro della “Guerra Gotica” è diverso dagli altri: scritto chiaramente in seguito alla pubblicazione degli altri sette libri, qualche anno più tardi, serve a narrare le vicende principlamente della guerra persiana e gotica, dal 550 al 553.

L’opera di Procopio è semplicemente monumentale ed offre uno spaccato vivissimo e interessante dell’intero periodo. Procopio è un ottimo scrittore, che sa tenere alta l’attenzione del lettore, scrive in uno stile ricercato ma non prolisso. Procopio è un testimone diretto di una buona parte degli eventi, che risultano quindi arricchiti di una moltitudine di dettagli. Quello che interessa è anche il punto di vista dello scrittore: non attribuisce – come molti storici antichi e medievali – alla volontà di Dio o alla virtù degli uomini il successo o le sconfitte, ma si sforza di mettere alla luce l’apparente irrazionalità della storia e delle vicende umane. Ovviamente, come un uomo dei suoi tempi, i suoi scritti vanno interpretati e non sempre presi alla lettera: sono il punto di vista di un uomo ricco dell’Impero, molto acculturato, misogino e tradizionalista. Però Procopio cerca anche di immedesimarsi nell’altro, di vedere il punto di vista dei nemici dell’Impero, nella migliore tradizione storiografica romana e greca.

Infine Procopio va lodato per il suo coraggio: a differenza di Tacito, Ammiano Marcellino e tanti altri storici, non scrive solo di passati imperatori, un tema più sicuro per la carriera, ma scrive del regime in corso, sul quale è visibile nel testo il cambiamento di approccio: esaltato all’inizio per i grandi successi militari, poi via via più disilluso e malinconico. Nonostante l’animosità nei confronti di Giustiniano, Procopio mantiene però uno stile e un contenuto il più possibile imparziale, anche se è evidente nel testo l’orrore che prova per la devastazione inflitta all’Impero e ai territori conquistati dall’ambizione di Giustiniano.

Una nota infine sull’edizione: consiglio assolutamente di leggere la versione con tutte le guerre, anche la persiana e vandalica, e non solo perchè alcuni dei passaggi più belli sono lì (Nika, la peste, la conquista di Cartagine) ma perchè ho la sensazione che molti lettori, perfino molti storici, si siano concentrati sopratutto sulla guerra d’Italia perdendosi però il quadro completo: leggendo delle altre guerre in corso, è evidente per esempio come le continue lamentele di Procopio a riguardo del supposto disinteresse di Giustiniano nella guerra d’Italia sono malriposte.

Un libro che consiglio a tutti, se ci si vuole immergere davvero nell’Impero Romano del VI secolo. Nell’edizione in alto, anche belle mappe, note, introduzioni e una utilissima legenda. Sono anche segnati gli anni di fianco al testo, per facilitare la lettura e comprensione: a volte può convenire leggere un anno (per esempio, il 543) nelle varie guerre per comprendere cosa accade in contemporanea. Le note ai margini aiutano molto.

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