Il 2025 è stato per la Chiesa Cattolica l’anno santo, il venticinquesimo Giubileo della sua storia, caratterizzato dalla presenza di pellegrini provenienti da tutto il mondo e dalle giornate dedicate alle diverse categorie di fedeli. La città di Roma, nonostante i timori della vigilia, ha retto abbastanza bene l’afflusso, al netto di alcune giornate particolarmente movimentate. Ma com’era stato il primo Giubileo della storia, nel lontano 1300? E, soprattutto, per quali motivi fu davvero indetto? La storia del Primo Giubileo è stata raccontata nel corso del Roma Storia Festival 2025 da Maria Giuseppina Muzzarelli, storica e già docente di Storia medievale, Storia della città e Storia del patrimonio culturale della moda all’Università di Bologna. L’intervento ha preso le mosse dalla concezione del pellegrino nell’epoca medievale, che era sicuramente precedente alla prima indizione giubilare, dal momento che la società del tempo era caratterizzata – al contrario del pensiero comune prevalente – da una elevata mobilità spaziale. Dunque i pellegrini medievali erano persone che si mettevano in cammino verso luoghi specifici e sacri, lasciandosi alle spalle spesso lavoro e sicurezze familiari, senza avere neppure la certezza del ritorno, dunque essendo disposti a pagare un pegno importante.
Ovviamente l’aspettativa era quella di ricevere in cambio un beneficio altrettanto consistente, ovvero garantirsi la remissione dei peccati e la salvezza nell’aldilà. Ma, secondo la storica, in una società ancora profondamente cristianizzata e pervasa dal senso del peccato, il pellegrinaggio costituiva anche una sorta di terapia che poteva servire a sedare ansie e preoccupazioni personali. Anche perché, dall’anno 1000 in poi, la società medievale era diventata sempre più articolata e complessa, con commerci estesi e ramificati. E relativi guadagni economici sempre maggiori, che potevano però spaventare non poco i credenti.

I pellegrini nel Medioevo
In altre parole, le ansie da peccato inquietavano profondamente le persone del tempo e quella del pellegrinaggio era una delle forme possibile per cancellarla. In particolare, dall’XI° secolo si generò l’idea che il pellegrino dovesse mettersi in cammino verso i luoghi santi (Gerusalemme, Roma, Santiago) per fare penitenza, sulla falsariga dei viaggi fatti dai monaci per cristianizzare l’Europa (tra cui San Colombano). Intorno al 1200 il pellegrinaggio assunse un tono più marcatamente spirituale, sulla spinta della figura di San Francesco, la cui predicazione era stata sostanzialmente itinerante. Tra l’altro proprio San Francesco chiese l’indulgenza plenaria chiunque per chiunque avesse visitata la Basilica della Porziuncola (Assisi).
Quello di indulgenza è un concetto chiave per comprendere i giubilei passati e attuali ed è, anche in questo caso, precedente al Giubileo del 1300: quella plenaria era un grande potere del Papa, che ad esempio era stata concessa ai partecipanti alle crociate.
Roma, progressivamente, finì per prevalere come luogo prediletto di pellegrinaggio, dato che ormai Gerusalemme era in mano ai turchi. La città eterna poteva vantare un campionario di reliquie senza pari nell’Europa occidentale del tempo: il legno della croce di San Pietro, le spine della corona, la Veronica (il volto di Cristo su stoffa, di cui si sono perse le tracce dopo il Sacco dei Lanzichenecchi del 1527).
I giorni frenetici pre giubilari
Nel passaggio tra i due secoli, insomma, tutto era apparecchiato a dovere per un evento come il Giubileo, che fosse capace di intercettare le esigenze del popolo cristiano e, al contempo, accrescere ulteriormente il ruolo globale del papato, come intuì Papa Bonifacio VIII°. Occorrevano soltanto degli eventi scatenanti, che per l’appunto si verificarono. Anche perché, secondo Muzzarelli, il passaggio al nuovo secolo stava producendo una certa ansia nei fedeli. Come riportano le fonti (in particolare il coevo cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi), il 1° gennaio del 1300 nella Basilica di San Pietro un sacerdote tenne il primo sermone del secolo, parlando proprio dei temi del tempo e del passaggio del secolo. La predica deve avere colpito i fedeli, dal momento che già la sera stessa un notevole numero di persone si avvicinò alla basilica, nella speranza di ottenere la remissione dei propri peccati con la visita alla tomba del santo. Nei giorni successivi la spinta popolare non accennò a diminuire, tanto che un numero sempre crescente di romani chiese la concessione di una indulgenza plenaria. Bonificacio VIII° in questa fase cercò prima di capire il dà farsi e poi, poco dopo, prese delle decisioni che alimentarono decisamente le speranze popolari.
La proclamazione dell’anno santo
In particolare, il 17 gennaio, alla presenza del pontefice, fu esposta al pubblico la Veronica, che da lì in avanti sarebbe stata portata in processione ogni venerdì. Nel mese successivo la curia pontificia si mise al lavoro per cercare una soluzione che fosse capace di assecondare la volontà dei fedeli e di combinarla con il desiderio di affermare una volta per tutte il primato di Roma nella cristianità occidentale, sulla scia del processo avviato a partire da Gregorio VII°. Tra il 16 e il 17 febbraio viene redatta così la bolla del primo Giubileo, che fu poi emanata il 22 febbraio con il nome Antiquorum habet. Bonifacio stabilirà che il Giubileo debba essere indetto ogni 100 anni, a conferma di quanto fosse ritenuto un fatto eccezionale e legato a un preciso passaggio temporale, che ogni fedele avrebbe potuto fare al massimo una volta nella vita (attualmente si tiene invece ogni 25 anni).
Le condizioni per l’ottenimento dell’indulgenza plenaria erano assai più rigide rispetto a quelle attuali: i romani avrebbero dovuto visitare per trenta volte le basiliche di San Pietro e di San Paolo, mentre per i pellegrini che sarebbero giunti da fuori Roma sarebbero state sufficienti quindici visite. La scelte delle sedi giubilari non fu casuale: in particolare, secondo la Professoressa Muzzarelli, l’esclusione di San Giovanni in Laterano, per secoli dimora papale, segnala quanto fosse cambiata la gerarchia del potere nella Chiesa romana.

Come Roma accolse i fedeli
Ma quando arrivarono i primi pellegrini? In realtà, già al momento dell’emanazione della bolla giubilare, moltissimi fedeli (anche da altre nazioni) erano già presenti in città, dal momento che nelle settimane precedenti era apparso probabile che si sarebbe potuti arrivare alla concessione di un qualche tipo di indulgenza. Ovviamente, nelle settimane successive il numero aumentò ulteriormente, con pellegrini provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa.
Il cronachista Giovanni Villani riporta il numero di 200mila pellegrini, un dato che sarebbe circa 2 volte e mezzo superiore agli abitanti di Roma del tempo, ma altre fonti danno persino cifre superiori. Quel che è certo è che si dovette aprire una seconda porta nella città per consentire l’afflusso della fiumana di penitenti, mentre più volte si crearono nelle strade situazioni di calca feroce con numerosi feriti. Tanto che sul ponte di Castel Sant’Angelo furono inventati i due sensi di marcia per meglio regolare il passaggio delle persone. I pellegrini erano – al contrario del passato – di tutti i tipi: clerici, laici, religiosi, nobili, uomini e anche donne. Tra gli ospiti illustri del primo Giubileo ci fu Dante, ma della sua esperienza non sappiamo praticamente nulla; anche se secondo la Professoressa Muzzarelli non è casuale che la Divina Commedia inizi proprio nell’anno 1300.
Alcuni periodi erano considerati migliori di altri per il Giubileo: ad esempio, per i pellegrini provenienti dal Nord Europa, come la regione di Parigi, la metà di agosto era ritenuto il periodo migliore per mettersi in viaggio: considerati i circa 50 giorni di viaggio, significava arrivare a Roma in ottobre. Ma forse il periodo di maggiore affollamento fu quello natalizio. Eppure, nonostante il pienone e le difficoltà – a un certo punto si temette persino l’esondazione del Tevere – Roma resse la prova. Due provvedimenti furono probabilmente fondamentali: i castelli nelle vicinanze della città furono obbligati a sfornare pane da destinare all’aumentato fabbisogno della città eterna, mentre i pellegrini dovevano comunque portare del cibo con sé per il viaggio.

Le conseguenze del primo Giubileo
Alla fine, un po’ anche come per questo ultimo Giubileo, la grande domanda è: ma la città di Roma beneficiò di questo grande evento? Sicuramente guadagnarono non poco albergatori e osti, anzi è possibile dire che un po’ tutti i romani lo diventarono. Tutti gli ospizi possibili della città furono presi d’assalto e spesso provvedevano anche alla sepoltura dei pellegrini morti durante il pellegrinaggio. Le chiese di Roma beneficiarono dell’anno santo ma in misura inferiore rispetto a quello che si potrebbe pensare. La Basilica di San Pietro, che di solito poteva vantare entrate per circa 30.000 fiorini annui, con il Giubileo ne incassò circa 50.000, che vennero investiti nell’acquisto di casali. L’altra grande basilica giubilare, San Paolo, guadagnò decisamente meno, appena 9.000 fiorini. In generale, per Roma il Giubileo del 1300 rappresentò un’occasione di rinnovamento, con la città che si dimostrò capace di accogliere e pensare in grande, ponendo sé stessa (e la curia papale) come epicentro della cristianità occidentale. Eppure, poco dopo questa apoteosi, ci fu un repentino crollo, con il celebre schiaffo di Anagni (1303) e il susseguente trasferimento dei papi ad Avignone. Per questo motivo, come ha concluso nel suo intervento la storica, il Giubileo è forse l’evento che segna per Roma la chiusura di un’epoca – quella medievale – e l’aprirsi di un’altra, quella pre umanistica e rinascimentale.
Bibliografia
- Maria Giuseppina Muzzarelli, intervento al Roma Storia Festival 2025
- Marco Cappelli, Podcast e sito Storia D’Italia
Quando Venezia distrusse l’Impero romano

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