717-718: l’assedio di Costantinopoli / parte 2

Nel 718, il califfato getta tutte le sue forze rimaste nella fucina della guerra, con l’obiettivo di prendere Nuova Roma.

Nel 718, gli Arabi fecero l’ultimo tentativo di spezzare la resistenza di Costantinopoli, già sotto assedio per quasi un anno.

Maslama aveva già portato circa 100.000 tra soldati e marinai nei dintorni della capitale dei Romani, assediandola con una doppia linea su terra (in Europa) e tre flotte sul mare (di base nel Mar di Marmara, a Calcedonia e nel Bosforo).

A primavera del 718, il califfato inviò ben tre missioni di soccorso:

• – Un esercito con rinforzi e rifornimenti dalla Siria/Cilicia
• – Una flotta con rifornimenti dall’Egitto
• – Una flotta con rifornimenti dal Nordafrica
• Queste tre forze conversero su Costantinopoli.

I Romani replicarono assaltando nei pressi di Nicomedia le forze di terra, che furono sconfitte dall’Armeniakon e Anatolikon, rimasti a guardia di quello che restava dei territori europei dell’Impero.

Su mare, una parte delle due flotte di soccorso disertò a favore dei Romani, permettendo a Leone di assaltare le due flotte, metterle a ferro e fuoco e rubare o bruciare tutti i rifornimenti inviati dal Califfato.

Infine, un esercito di Bulgari piombò sulle linee di Maslama in Europa, seminando morte e caos. Maslama decise allora di gettare la spugna e ritirarsi. Il califfato non avrebbe mai più tentato di prendere la città imprendibile.

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