LE VIE DELL’ITALIA ROMANA: la via Domiziana

L’antica via voluta dall’imperatore Domiziano, nel I secolo d.C., ancora oggi da il nome al cosiddetto “litorale domizio”, il litorale della Campania settentrionale.

Questa via nasce dalla necessità di collegare più rapidamente quello che era il principale porto tirrenico dell’Impero romano (Pozzuoli) con Roma. Prima della sua costruzione, infatti, era necessario recarsi da Napoli a Capua lungo le vie interne, per poi prendere la Appia che da Capua giungeva al litorale tirrenico a Sinuessa, allungando di decine di chilometri il giro necessario. Questo valeva anche per i tanti ricchi con villa a Baia, la celebre località di villeggiatura nel golfo di Napoli.

In viola: il tracciato della Domiziana

Il poeta Publio Papinio Stazio descrive con toni celebrativi (degni dei comunicati del Ministero delle infrastrutture) la costruzione di questa strada in una delle sue poesie:

“cos’ è questo assordante rumore di dura selce percossa da pesante ferro, che ha riempito il lato della via Appia dove sassosa costeggia il mare?… colui che sta cingendo la soglia bellicosa del tempio di Giano con un Foro in cui si esercitano giuste leggi…, mal tollerando le lente vie di comunicazione del suo popolo e quei campi che impedivano qualsiasi viaggio, sopprime tutti quei lunghi giri e con una nuova gittata di materiale pietroso consolida quelle sabbie che appesantivano il cammino… qui una volta il viaggiatore che veniva trasportato su di un carro a un solo asse ondeggiava tra l’oscillare del pendulo timone: le ruote affondavano nelle insidie del terreno e la plebe latina in mezzo alla campagna paventava gli stessi mali della navigazione. Né rapidi erano i viaggi, ma le carreggiate, trattenendo il cammino che rimaneva impedito, lo ritardavano, mentre sfinita la bestia da soma arrancava sotto l’alto giogo, gemendo per il peso eccessivo. Ora invece il viaggio che richiedeva un intero giorno è divenuto di due ore appena…”

Il riutilizzo dei lavori di Nerone

Nerone, pochi anni prima di Domiziano, aveva deciso di costruire un grande canale per collegare il porto di Pozzuoli (in grado di contenere le più grandi navi onerarie provenienti dall’Egitto) con la foce del Tevere, in modo da trasformarlo nel vero porto di Roma, permettendo comunque la navigazione interna alla costa attraverso il canale. L’opera era stata abbandonata solo in seguito alla caduta dell’Imperatore. Molti dei lavori voluti da Nerone furono riutilizzati da Domiziano.

Il tracciato

La Via Domiziana, partiva da Sinuessa, poi attraversava il fiume Savone, quindi giungeva sul Volturno che veniva attraversato con un grande ponte a varie arcate di cui si conservano ancora oggi alcuni resti inglobati nel Castello medievale di Castel Volturno.

Il diroccato castello medievale di Castel Volturno

Dopo Volturnum la strada proseguiva verso sud, costeggiava la zona paludosa di Lago Patria, quindi attraversava il fiume Clanis (attuale canale dei Regi Lagni) e giungeva a Liternum, nell’attuale Giugliano in Campania.

Curiosità: il lago “Patria” deriva il nome dalla famosa frase ”Ingrata  Patria ne ossa quidam mea  habes” (Ingrata patria tu non avrai neppure le mie ossa) attribuita a Cornelio Scipione detto”l’Africano”, vincitore di Annibale, che si fece costruire una villa sulle sponde del lago e dove, esule, finì i suoi giorni.

Ricostruzione dell’antica Liternum

Dopo Liternum la strada proseguiva per Cuma costeggiando la riva occidentale del Lago di Licola. Passava per il varco del Monte Grillo sotto all’Arco Felice[2], struttura voluta dallo stesso Domiziano, per poi proseguire passando a nord del lago d’Averno e da qui terminando a Puteoli.

Il percorso completo della Domiziana, da Sinuessa a Puteoli, era lungo 33 Miglia romane, ovvero circa 49 km.

Tratto di via Domiziana nei pressi dell’Arco felice. Notare come venga utilizzato da volgari auto come una strada qualunque.

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