
“Urbs Aemilia princeps”, così definì la città di Piacenza Procopio di Cesarea (490-560 d.C.) ma prima di lui anche Strabone, Tacito e, successivamente, S. Ambrogio, ebbero modo di sottolineare l’importanza, la ricchezza, il prestigio e la potenza della città emiliana, che fu un punto di riferimento formidabile della Regio VIII per 500 anni!
Ma quando venne fondata ? Perché i romani scelsero di collocarla esattamente in quel luogo?
Prima tra le colonie latine fondate dai romani nel nord Italia, Placentia, è tra le poche città di fondazione romana a conoscere il giorno esatto della propria fondazione: 31 maggio 218 a.C.
La sua fondazione, a consolidamento delle prime incursioni romane nei territori occupati dai Galli Boi a nord del Po, rappresentò un momento importante della lunga e intensa campagna per la conquista della Pianura Padana che, oltre ad essere l’area pianeggiante più estesa e fertile della Penisola costituiva anche il “trampolino di lancio” per una futura invasione dei territori d’oltralpe (Gallia in primis).
La conquista della Gallia Cisalpina
Per poter rispondere alla seconda domanda dobbiamo fare un balzo indietro nel tempo sino al 268 a.C, quando i romani fondarono la città di Ariminum (Rimini).
A quell’epoca Roma era ancora un potenza “regionale” che controllava solamente una porzione della penisola. Con la fondazione di Rimini, Roma, desiderava porre sotto il suo controllo un corridoio naturale strategico che, in passato, fu sfruttato dai Galli per scendere a sud degli Appennini e arrivare a saccheggiare Roma.
Ariminum rappresentò dunque il punto 0 del futuro progetto di conquista della Pianura che, con la fondazione di Placentia, 50 anni dopo, entrerà nel pieno svolgimento. Se apparentemente la fondazione di Rimini pare non aver nulla a che fare con quella di Placentia in realtà presenta due forti analogie utile a darci la risposta che stiamo cercando: entrambe le città vengono fondate per presidiare dei punti di passaggio strategici ed entrambe condividono un contesto geografico molto simile.

Se Rimini fu collocata tra due barriere naturali, a ovest l’appennino e ad est il mare Adriatico, in una “strettoia” naturale facilmente controllabile, per Placentia fu scelto un altro corridoio naturale, laddove l’appennino (a sud) arriva a lambire il fiume Po (a nord), ancora oggi, non lontano dalla città esiste una porzione di territorio denominata “Stretta di Stradella”.

Per comprendere meglio il contesto e volendo semplificare, facciamo un parallelo con una realtà a noi più familiare.
La strategia messa in campo dai romani per conquistare la Pianura Padana può essere paragonata a quella che vediamo rappresentata nei film western, dove le Giubbe Blu si spingevano all’interno di un territorio controllato dai nativi, vi fondavano un presidio fortificato e, successivamente, avviano campagne di assoggettamento e conquista del territorio circostante richiamando quindi coloni ad occuparlo.
Così avvenne per la Pianura Padana e per la porzione di appennino alle spalle di Placentia.
Dopo la battuta d’arresto dovuta all’invasione annibalica e alle sollevazioni delle tribù galliche che essa generò (la neonata Placentia fu saccheggiata dai Galli nel 200 a.C.), le truppe stanziate a Placentia passarono al contrattacco verso il finire degli anni ’90 del II secolo a.C, in un quadro più generale di ripresa delle azioni militari nella Pianura, rivolte verso le tribù dei Galli Insubri.
Nel caso del territorio piacentino l’attenzione romana fu rivolta ai valichi che attraverso la Val Trebbia e la Val d’Arda portano rispettivamente a Genova e alla Lunigiana.
La guerra contro i Liguri

Le azioni militari che ne seguirono furono lunghe, durissime, logoranti e misero a dura prova i contingenti romani obbligati a combattere una guerra di montagna, condotta spesso su terreni sfavorevoli, contro tenaci tribù montanare che sapevano sfruttare al meglio le asperità appenniniche e in grado di condurre sanguinose azioni di guerriglia.
Roma impiegò circa 80 anni per domare queste fiere genti appenniniche e in particolare nel 158 a.C. il proconsole Fulvio Nobiliore, trionfando sulla tribù dei Ligures Veliates poneva fine alle guerre contro i Liguri fondando la città di Veleia, nel cuore di questa tribù, su di un centro indigeno preesistente (forse l’insediamento principale dei Veleiati). Ancora oggi è possibile visitare una parte di questo insediamento appenninico situato nel comune di Lugagnano Val d’Arda a pochi chilometri da Piacenza… ma questa è un’altra storia!
Link a Piacenza romana: http://m.piacenzaromana.it/
Autore: Cristian Boiardi
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