~ Gianluigi Torchiani ~ Le ragioni alla base della stagnazione demografica dell’Alto Medioevo
L’Italia, tra il V° e il VI° secolo, è stata interessata (in ordine sparso) da: il collasso dell’Impero Romano di Occidente, la peste, l’invasione di svariate popolazioni barbariche (Goti, Vandali, Longobardi..), le guerre gotiche e così via. Di fronte a questi eventi, è normale aspettarsi una Penisola profondamente spopolata da un punto di vista demografico, con le città abbandonate e le campagne devastate e scarsamente abitate. E in effetti, è indubbio che l’Italia dell’Alto Medioevo abbia avuto una densità di popolazione decisamente inferiore rispetto a quella del mondo tardo-antico. Ma, secondo gli studi demografici, la causa di questa situazione non può essere ricondotta unicamente agli eventi bellici ed epidemiologici a cui abbiamo appena accennato. E, sorpresa delle sorprese, probabilmente la maggioranza degli abitanti di quel periodo viveva e mangiava meglio di quelli dell’epoca imperiale.

Il decremento demografico dell’Alto Medioevo
Ma andiamo con ordine: innanzitutto, tutto quello che racconteremo in questo articolo si basa su stime, in buona parte ricavate dagli scavi archeologici, soprattutto sui luoghi di sepoltura. Nell’Alto Medioevo, infatti, nascite e morti delle persone non erano registrate da nessuna parte, neppure nelle Chiese e nelle parrocchie (questa modalità in realtà sarà introdotta molto più tardi, a partire dal XIV° secolo).
In ogni caso i demografi sono abbastanza concordi su un quadro di massima per il nostro Paese: la popolazione italiana contava circa undici milioni di persone alla fine dell’Antichità (V secolo d.C.), un numero sceso bruscamente nel VI° secolo (le stime variano dai 4,5 agli 8 milioni di persone) e poi risalito a partire dall’epoca carolingia (800 d.C.), arrivando così a circa dodici milioni e mezzo di italiani poco prima della peste nera (1347-1349). In altre parole, per il periodo che stiamo prendendo in esame, l’Alto Medioevo, è possibile parlare di una vera e propria stagnazione demografica, ovvero di una popolazione che, per un arco temporale piuttosto lungo (ovvero ben 3 secoli, la distanza che oggi ci separa dal 1700) non aumentò più.
Ma di che italiani stiamo parlando? Etnicamente, volendo azzardare questa classificazione sempre parecchio controversa, la popolazione che abitava dell’Italia nell’Alto Medioevo era diretta discendente di quella del periodo imperiale. I demografi concordano infatti sulla tesi secondo cui i flussi migratori di larga scala in entrata e uscita dalla nostra penisola furono estremamente limitati. Tra le popolazioni germaniche che si affacciarono nel nostro Paese, i Longobardi rappresentarono certamente il gruppo numericamente più consistente, con circa 100-150.000 persone che arrivarono a partire dal 568 DC dalla Pannonia. Tale numero, a seconda delle stime prese in esame, non va comunque oltre l’1-2% della popolazione residente in Italia in quel periodo. Anche nelle aree più densamente popolate dai longobardi, come il Friuli e l’attuale Lombardia, la popolazione d’origine germanica – secondo le stime di Chris Wickham – non rappresentava più del 5-8% della popolazione totale.

Un problema non solo di mortalità
Fatta questa precisazione, occorre cercare di comprendere quali siano state le reali cause della crisi demografica italiana dell’Alto Medioevo. Come abbiamo in effetti scritto in precedenza, è chiaro che le ricorrenti epidemie di peste, nonché le devastazioni portate dalle guerre combattute sul suolo italiano, abbiano avuto l’effetto di aumentare la mortalità della popolazione italiana del tempo, in particolare nei centri urbani, che si svuotarono sensibilmente.
Emblematico è il caso di Roma: la città imperiale toccava il milione d’abitanti, quella del V° secolo calò a circa 400.000 residenti, ridottisi a 40.000 dopo la guerra greco-gotica, per poi scendere ulteriormente a circa 25.000 intorno al 590 DC, ai tempi di Papa Gregorio Magno, dopo un’ennesima epidemia.
Eppure l’ampia documentazione demografica disponibile per l’era moderna evidenzia che episodi di sovra mortalità dovuti a gravi epidemie, oppure a lunghe crisi militari, non sono in grado – da soli – di provocare e soprattutto rendere stabile per secoli una così sensibile diminuzione della popolazione come quella altomedievale. Il caso classico di scuola è quello della Germania orientale, dove oltre alla devastante mortalità delle classi maschili in età di riproduzione avvenuta a causa delle due guerre, si aggiunse un fortissimo movimento emigratorio verso l’occidente. Eppure, nel giro di alcune decine di anni, la situazione demografica della Germania Est si normalizzò, con una crescita numerica considerevole della popolazione tedesco orientale.
Vero è che la comparazione tra una società moderna e una alto medievale è sempre da prendere con le pinze, ma se guardiamo a un periodo relativamente più vicino nel tempo è chiaro che l’eccesso di mortalità non basta da solo a spiegare stagnazione demografica di 3 secoli dell’Italia altomedievale.
Prendiamo infatti in esame la terribile peste nera del 1348, che provocò un calo di circa 5 milioni di abitanti nella Penisola (da 12,5 milioni a circa 7,5 milioni). Tale decremento demografico perdurò per circa un secolo, a causa delle ricorrenti recrudescenze dell’epidemia. Ma, dal 1450 in poi, l’Italia registrò 150 anni di decisa espansione demografica (nonostante le frequenti guerre che interessarono il nostro Paese e la perdita di centralità dell’economia italiana nel panorama europeo), arrivando a oltre 13 milioni di abitanti intorno al 1600.

Il ruolo della diminuzione della natalità
Insomma, molti indizi lasciano pensare che la stagnazione demografica dell’Alto Medioevo non sia soltanto legata a un problema di eccessiva mortalità ma abbia qualcosa a che fare con una diminuzione della natalità, a sua volta frutto di cambiamenti culturali e sociali. Il predominio del cristianesimo, probabilmente, ha giocato una piccola parte in tal senso, ma non tanto per l’enfasi sull’importanza della verginità e dell’astinenza sessuale, quanto piuttosto per il divieto del matrimonio tra consanguinei (in particolare tra i cugini), che fu imposto a partire dal IV° secolo. Questa imposizione, da un punto di vista prettamente demografico, potrebbe aver provocato un ritardo nell’età media del matrimonio, con conseguente riduzione degli anni fertili per le donne e la diminuzione delle nascite.
Ma la vera pistola fumante della stagnazione demografica italiana si trova nelle necropoli, in particolare negli scheletri dei bambini, ed ha a che fare con il fenomeno dell’ipoplasia dello smalto dentario. In termini molto semplici, con questo termine relativamente poco conosciuto si intendono gli arresti temporanei dell’accrescimento dello smalto dentario osservabili sui denti permanenti, che tendono maggiormente a verificarsi al momento dello svezzamento. Le analisi sugli ossuari delle necropoli hanno dimostrato che, a partire dal IV° secolo, l’età di formazione dell’ipoplasia si innalzò. Questo fenomeno, in altre parole, evidenzia che le donne dell’Alto medioevo allattavano i propri figli più a lungo e, di conseguenza, aumentavano l’intervallo temporale tra i diversi parti. L’amenorrea da allattamento, infatti, funziona da sistema di contraccezione naturale. Meno gravidanze significa inevitabilmente una quantità inferiore di nascite rispetto all’epoca antica, favorendo così un relativo decremento della natalità.
Le migliori condizioni di vita della popolazione contadina
L’aspetto però forse più sorprendente di questa tesi è che il ritardato svezzamento dei bambini dell’Alto Medioevo è stato con tutta probabilità reso possibile da condizioni alimentari migliori rispetto a quelle dell’età romana, in particolare per le persone residenti nelle campagne, ovvero la grande maggioranza della popolazione di tutta l’epoca preindustriale.
Paradossalmente, infatti, la fine dell’Impero Romano d’Occidente significò un indebolimento delle aristocrazie e del loro stringente controllo sui contadini, con il tramonto del modello delle grandi villae romane basate sullo sfruttamento della manodopera servile. Di conseguenza i contadini divennero maggiormente indipendenti e ottennero un accesso più diretto alle risorse alimentari. Insomma, i contadini altomedievali mangiavano di più e meglio di quelli del periodo romano, di altri secoli successivi e, soprattutto, dell’età moderna e dei primi decenni del XIX secolo. In particolare, gli abitanti delle campagne potevano contare su una dieta più varia, più ricca di verdure, carne e pesce e non eccessivamente dipendente dai cereali come nei secoli successivi e precedenti, grazie alla costituzione di consistenti appezzamenti coltivati a orto, nonchè grazie all’allevamento brado degli animali e allo sfruttamento delle risorse boschive (la cui estensione aumentò dopo la fine dell’era antica).
La mancanza di un sistema fiscale capillare nell’Alto Medioevo favorì anche il relativo miglioramento delle condizioni economiche di questa enorme fetta di popolazione. Questo quadro sembra essere confermato anche dall’analisi degli scheletri rinvenuti nelle necropoli, che presentano un’altezza decisamente maggiore nell’alto medioevo (168-169 cm per gli uomini e 156-157 cm per le donne), mentre nel Basso Medioevo le stature si abbassarono, ma senza mai raggiungere i bassi livelli dell’epoca romana. In questa situazione relativamente migliore, le donne potevano riuscire a sostenere da un punto di vista fisico un allattamento prolungato per diversi anni. C’è da osservare che invece, dal IX° secolo in poi, questo quadro iniziò a cambiare: la diffusione del sistema feudale portò nuovamente a un controllo più stretto sulle campagne e a un governo più diretto sulla popolazione rurale da parte delle aristocrazie, a tutto sfavore dei contadini. Non a caso, a partire dall’epoca carolingia la popolazione italiana riprese a crescere, seppure a un tasso non travolgente, probabilmente anche per la fine della pratica dello svezzamento posticipato.
In conclusione, citando quello che è il più famoso demografo italiano, Massimo Livi Bacci, quello che abbiamo sinora raccontato sembra confermare che “In Europa, i periodi di bassa pressione demografica sono periodi di tenore di vita più comodo, di accresciuto potere di acquisto dei salari, di alimentazione più ricca. I periodi di espansione demografica sono tali anche per una mortalità più bassa o comunque non più alta del normale, ma coincidono con periodi di tensioni alimentari e di diminuito tenore di vita”.
Bibliografia
- Fabio Giovannini: Le trasformazioni demografiche in Italia tra Iv e v secolo
- Irene Barbiera e Gianpiero Dalla Zuanna: Le dinamiche di popolazione dell’Italia medievale, Nuovi riscontri su documenti e reperti archeologici
- Lucia Pozzi: Demografia Storica, un secolo di ricerca in Italia
- Economia e società nel basso Medioevo, in La Nostra Storia. Lezioni sulla Storia di Sansepolcro (Novembre/Dicembre 2009-Aprile/Maggio 2010), I, Antichità e Medioevo, a cura di A. Czortek, Sansepolcro
- M. Livi Bacci: Popolazione e alimentazione
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Quando Venezia distrusse l’Impero romano

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