LE VIE DELL’ITALIA ROMANA: la Sardegna

Spesso dimenticata dalle storie sull’antichità, la Sardegna fu una delle primissime province romane, strappata ai Cartaginesi in conseguenza della Prima guerra punica (263-241 a.C.) e della seguente ribellione dei mercenari punici di stanza in Sardegna. Nonostante la lunghissima storia all’interno dell’Impero romano (durata in realtà, con l’interruzione del periodo vandalo, fino all’alto medioevo inoltrato), la Sardegna rimase sempre un territorio “impervio”, dove le popolazioni interne mantennero la loro sostanziale indipendenza culturale molto più a lungo di quanto si possa immaginare. Ancora ai tempi di Gregorio Magno, a quanto pare, l’interno della Sardegna non era stato cristianizzato.

La Mappa delle Strade romane della Sardegna (III d.C.) realizzata da Marco Matta Marco Matta – Artist

Fonte: Attilio Mastino, “Storia della Sardegna Antica”, Il Maestrale, Nuoro 2005.

La viabilità della Sardegna serviva sopratutto a supporto dei ben più importanti porti, che la collegavano al mondo circostante. I porti principali erano tre: Carales (Cagliari), Olbia e Turris Libisonis (Porto Torres). In questo, non molto è cambiato dall’antichità.

Da Tibula a Cagliari

Ponte romano nei pressi di Porto Torres

Le strade, a loro volta, seguono percorsi tutto sommato molto simili a quelli moderni. La via principale era la A Portus Tibulas – Caralis, in sostanza sovrapponibile alla “Carlo Felice”, la strada voluta dai Piemontesi nell’Ottocento quando si impadronirono della Sardegna (fu costruita dal 1821 al 1831, prende nome dal sovrano piemontese che ne volle la realizzazione. L’originale via romana era acciottolata e non lastricata, una soluzione in realtà molto utilizzata (più spesso di quanto voglia la vulgata).

Sappiamo che, già nell’alto Impero, il porto più importante della Sardegna settentrionale non era Tibulas ma appunto Turris Libisonis (Porto Torres). Tibula risulta però il punto di partenza di buona parte degli itinerari isolani: la città in realtà non è stata mai ritrovata, potrebbe sia trovarsi ad est di Porto Torres (come sulla mappa) che corrispondere alla moderna Santa Teresa di Gallura (a nordovest di Porto Torres). Io propenderei piuttosto per quest’ultima soluzione, perché le distanze dell’itinerario antonino hanno più senso da quella direzione: comunque sia, Tibula era chiaramente in declino già al tempo dell’Impero.

Strada romana acciottolata riemersa dal lago Cixerri. Foto tratta da: http://www.sardegnasotterranea.org/in-sardegna-una-ragnatela-di-strade-romane-da-riscoprire/

La via toccava, o forse passava nei pressi di Othoca, un’importante città di origine nuragica che si trova in provincia di Oristano, nei pressi di Santa Giusta. Le stazioni riportate dagli itinerari sono Hafa (mai ritrovata), Molaria (Mulargia) e Forum Traiani, dove sono state trovate delle magnifiche terme, nella moderna Fordongianus

Terme di Fordongianus

Da Olbia a Cagliari, da Tibula a Sulci

Un itinerario interno che oggi non è uno dei principali assi delle comunicazioni sarde era la aliud iter ab Ulbia Caralis che passava invece dalla Barbagia e la Sardegna interna. La strada occidentale, la a Tibulas Sulcis, correva lungo tutta la costa occidentale e toccava le cittadine di Bosa, Cornus, Othoca, Neapolis (Terralba) e Metalla (Fluminimaggiore) per terminare poi a Sulci (Sant’Antioco). C’era anche una litoranea orientale, che toccava tutte le cittadine tra Olbia e Carales. Infine, una via collegava anche Sulci con Cagliari (A Caralibus Sulcis)

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