LE VIE DELL’ITALIA ROMANA: la via Herculea

Non tutte le vie dell’Italia romana hanno origine nella storia repubblicana. Molti conoscono gli assi primari delle vie romane antiche come l’Appia, la Flaminia, l’Aurelia, la Cassia, la via Latina…ma l’Italia era costituita da una fitta maglia viaria, alcune vie furono costruite (o migliorate al punto da essere considerate vie ex novo) durante l’Impero. Una delle più tarde aggiunte alla maglia viaria italiana antica fu costruita nel tardo III secolo, sotto la Tetrarchia. E’ la via Herculea, da Ercole, l’appellativo con cui era chiamato Massimiano, il collega augusto dell’occidente di Diocleziano.

Nella tetrarchia, infatti, c’erano in teoria due appellativi: gioviano (da Giove), riservato a Diocleziano, e erculeo, appunto per Massimiano. Questa strada era un’importante aggiunta alla maglia viaria dell’Italia meridionale, collegando tra loro (e senza alcun riferimento con Roma, perché nel tardo impero, ormai, non tutte le vie portano a Roma) diversi territori interni dell’Italia centromeridionale.

Per saperne di più sulla tetrarchia, leggete il mio libro: “Per un pugno di barbari”, potete acquistarlo al link in basso. Ma torniamo alla nostra strada!

Per un pugno di barbari

Il tracciato

In BLU la via Herculea (non tutto il tracciato è certo), in giallo la via Appia, in arancione la variante della via Appia voluta da Traiano (Appia Traiana), in VERDE la via Latina, in ROSSO la via Capura-Reggio (via Popilia sud)

Il tracciato esisteva già in tempi antichissimi, seguendo tratturi e percorsi degli antichi Sanniti e poi vie romane (forse, per esempio, la Sulmo-Alfedena-Aequum Tuticum era la via Minucia). Eppure i lavori di ricostruzione dei tetrarchi debbono essere stati molto importanti, mentre è probabile che il tratto lucano della Herculia fosse tutto sommato nuovo. Massimiano, d’altronde, aveva probabilmente in Lucania una grande villa dove si ritirò (temporaneamente) dopo le sue dimissioni “spintanee” del 305.

La via, grazie ai vari ritrovamenti di cippi nel percorso, sappiamo che aveva origine ad Alfedena/Castel di Sangro (l’antica Aufidena), dalla quale partiva una via per Venafro e poi per la via Latina. Da Alfedena c’era anche una via che, attraversando gli appennini, giungeva a Sulmo e Corfinium, importanti città della valle peligna e dell’Abruzzo antico

Museo civico Aufinate, a Castel di sangro: ospita i resti di questa antica città sannita

Da Aufidena a Aequum Tuticum

Il tragitto esatto della via fino a Aequum Tuticum non è conosciuto, ma si tratta probabilmente del riutilizzo dell’antichissima via sannitica che collegava Aufidena con Aesernia (Isernia) e Bovianum (Bojano), i principali centri abitati dei Sanniti Pentri.

Se volete saperne di più su questo territorio, e sulla storia della conquista romana e poi della guerra sociale che lo devastò, vi consiglio di ascoltare “Guerre incivili”, il mio podcast su Storytel dedicato alla guerra sociale. Lo trovate qui.

Porta di Bovianum a Saepinum

Bovianum-Bojano fu la capitale di questo popolo, nelle vicinanze c’era un grande santuario sannita, costruito nel periodo della confederazione romano-italica (III-I secolo a.C.) e che ha la caratteristica di santuario-teatro, forse utilizzato per le riunioni politiche e i riti religiosi comunitari dei Sanniti Pentri. Si tratta del magnifico sito di Pietrabbondante

Santuario di Pietrabbondante

la via passava poi per l’importante snodo viario di Aequum Tuticum, una cittadina romana che è oggi completamente scomparsa. L’insediamento sorse in una fase iniziale della dominazione romana quando era ancora diffuso il bilinguismo (o comunque la diglossia), come attestato dallo stesso toponimo in parte latino (aequum, ossia “pianura”, “campo aperto”) e in parte osco (tuticum, ovvero “pubblico”, “appartenente al popolo”, dalla stessa radice di touto)[3]

In particolare, la fondazione del vicus potrebbe ricollegarsi alle vaste assegnazioni graccane e ai connessi programmi di insediamento rurale conseguenti alla promulgazione della Lex agraria (133 a.C.), benché gli strati archeologici riferibili al II-I secolo a.C. siano comunque molto scarsi. Ad ogni modo Aequum Tuticum è citato per la prima volta (sia pur nella forma atipica Equus Tuticus) da Cicerone che, in una lettera indirizzata all’amico Attico del 50 a.C, lo descrisse come una stazione intermedia nel tragitto verso l’Apulia, segno che già nel I secolo a.C. il vicus doveva rappresentare un crocevia piuttosto rilevante. Lo divenne ancora di più con la realizzazione della via Traiana (II secolo d.C.) e poi della via Herculia. Oggi nulla rimane di questo insediamento, come si può vedere dall’immagine in basso.

Il territorio dove sorgeva Aequum Tuticum

Da Aequum Tuticum a Grumentum

Dopo il perduto villaggio di Aequum Tuticum, la via Herculia procedeva in percorsi interni, a cavallo tra Irpinia (Campania), provincia di Foggia (Puglia) e Lucania settentrionale per giungere innanzitutto a Venosa, una delle più importanti città della Lucania antica. Venosa era un’antichissimo abitato preromano che divenne poi colonia latina (dedotta per controllare questa strategica posizione) nel 291 a.C. Durante la guerra sociale (91-89 a.C.), Venosa fu l’unica colonia latina a schierarsi dalla parte dei ribelli italiani. Qui la via Herculia incrociava l’antico tracciato della via Appia, la Regina Viarum.

Gli scavi dell’antica Venosa

Da Venosa la via virava verso sud, passando per Potenza e poi giungendo a Grumentum, un’importante località dal valore strategico, che fu molto contesa durante la guerra greco-gotica (535-554).

Dopo Grumentum, non sappiamo esattamente il percorso della via Herculia: ò’ipotesi più condivisa, già a partire da indagini dell’Ottocento, vedrebbe la via Herculia proseguire verso sud, passando per la stazione di Semuncla, fino alla città di Nerulum, nelle cui vicinanze sarebbe confluita nella via Popilia che collegava Capua a Regium (Reggio Calabria. Altri studiosi, invece, ritengono che, arrivata a Grumentum, l’arteria volgesse a est in direzione di Heraclea sulle sponde del Mar Ionio. Indipendentemente da ciò, la via Herculia è considerata la strada di maggiore importanza che percorreva la Lucania in epoca romana, in virtù del diretto collegamento con le vie consolari Appia e Traiana.

Parco archeologico dell’antica Grumentum

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