Questo è un episodio speciale in occasione di un giorno speciale: è Natale e io sono in volo verso la famiglia dei miei suoceri, lontano in Texas. Natale è un giorno speciale per tutti gli italiani, penso a prescindere dal peso delle occupazioni e dalle aspettative che di solito vengono caricate su questa festa. Ovviamente il Natale ha un senso profondamente religioso per chi crede. Oggi vorrei parlarvi di una figura che è legata al Natale, anche se a modo suo. Un vescovo di 1300 anni fa la cui storia, deformata da tanti passaggi tra storie e culture, finisce per scendere ogni notte di Natale dal nostro caminetto: San Nicola.
San Nicola da Myra – non me ne vogliano i baresi! Arriverò anche a loro – era un vescovo del quarto secolo dopo cristo, nella città greca di Myra, in Asia Minore. Quella che oggi è Demre, in Turchia.
Non sappiamo molti dati certi sulla sua vita, visto che come per molti santi dell’antichità la sua storia fu solo scritta secoli dopo e con fini agiografici, o di esempio di vita cristiana, non seguendo quindi rigorosi dettami storici. La nostra fonte principale è Michele Archimandrita che scrisse una vita di S. Nicola nel nono secolo, quindi a più di 500 anni dalla morte di Nicola.
Quello che sappiamo è che probabilmente San Nicola nacque intorno al 270 dopo cristo, da genitori benestanti: ad un certo punto della sua vita Nicola decise però di dedicarsi alla vita ecclesiastica. La prima storia edificante contenuta nella vita di S. Nicola è legata alle tre fanciulle, figlie di un padre un tempo ricco ma impoverito e che, per sopravvivere, ha deciso di prostituirle. Nicola, venutolo a sapere, lancia nottetempo nella casa del padre una borsa d’oro che il padre utilizza come dote per far sposare la prima fanciulla. Lo stesso si ripete nei due giorni successivi ma nell’ultima notte il padre scopre Nicola e si getta ai suoi piedi per ringraziarlo. Nicola però gli chiede di non rivelare la sua beneficienza ma di vivere da ora in poi onestamente. La generosità di Nicola e la sua abitudine confermata negli anni di fare doni di nascosto divennero uno dei temi più comuni dell’arte medievale e una delle storie dei santi più amate. Tenetelo a mente, ne riparleremo!
Nicola fu eletto e ordinato vescovo di Myra, probabilmente fu incarcerato durante la grande persecuzione di Diocleziano. Dopo Ponte Milvio venne probabilmente reinstallato sul seggio vescovile. Michele scrive che fece abbattere e completamente radere al suolo il tempio di Artemide, scacciando i demoni lì rinchiusi: in questo episodio vediamo la lontana eco del vandalismo e distruzione dei templi classici del mondo greco-romano operato nel periodo post Niceno. Con buona pace dell’editto sulla libertà religiosa di Costantino e Licinio a Milano.
Nicola a quanto pare dovrebbe aver partecipato al concilio di Nicea: la Woodstock religiosa del quarto secolo. Va detto che su questo punto le fonti sono discordanti visto che su alcune liste è presente e su altre no e non è mai nominato dai partecipanti al concilio come Atanasio e Eusebio, di cui ci sono pervenuti gli scritti. Potrebbe darsi che storici della chiesa e copisti del medioevo si stupirono della sua assenza e lo inserirono ex post, oppure semplicemente Nicola non era un pezzo grosso tra i vescovi, in un concilio di pesi massimi. Una storia pervenutaci sostiene che durante il concilio, in un acceso alterco con Ario, il teologo degli Ariani, Nicola colpì Ario con un violento schiaffo. La conseguenza di questo atto sarebbe stata la rimozione dal seggio vescovile da parte di Costantino e probabilmente l’espulsione dal concilio. Questo evento potrebbe essere inventato di sana pianta, come molti altri nelle vite dei santi, ma non è una cosa che si riflette bene sul carattere di Nicola e quindi non sembra la tipica invenzione agiografica: spiegherebbe inoltre perché la sua presenza al concilio sia incerta.
Secondo un’altra storia, durante una grande carestia vissuta da Myra, una nave era nel porto all’ancora carico di grano per l’imperatore a Costantinopoli. Nicola invitò i marinai a scaricare una parte del grano per aiutare nel momento del bisogno. All’inizio i marinai non volevano ascoltarlo, interferire con le consegne di grano alla capitale era uno dei modi più veloci per rovinarsi la carriera. Solo quando Nicola promise loro che non avrebbero subito alcuna perdita per la loro considerazione, i marinai concordarono. Quando arrivarono più tardi nella capitale, fecero una scoperta sorprendente: il peso del carico non era cambiato! Nicola è da allora protettore dei marinai.
Ma la mia storia preferita è quella dei tre bambini. È una storia truculenta e un po’ splatter ma è la più famosa di quelle legate al santo. Vuole la leggenda che in città ci fosse una grave carestia e un macellaio di pochi scrupoli attirò in casa tre orfanelli con un sotterfugio. Una volta in casa li uccise e li fece a pezzi, mettendo la loro carne a essiccare su una botte piena di sale, con l’obiettivo di vendere la carne dei poveri bambini come se fosse prosciutto di maiale. È una storia dell’orrore, ma in essa leggiamo una eco di cose che probabilmente, in tempi di carestia, succedevano davvero. D’altronde le nostre favole sono piene di storie di bambini abbandonati e mangiati, quindi non impressionatevi troppo e continuate ad ascoltare.
Nicola passò di fronte la casa degli orrori e comprese che un grande male era avvenuto lì dentro. Entrò e una volta di fronte alla carne in via di essiccazione fece un miracolo, riportando in vita i tre bambini: da allora Nicola è il protettore dei fanciulli, oltre che un portatore di doni di nascosto. Non so se si vede dove sto andando. Secondo la tradizione San Nicola morì il 6 Dicembre del 343 dopo cristo e il 6 Dicembre è ancora oggi il giorno di San Nicola, giorno caro a tanti paesi europei. San Nicola è il protettore dei marinai, della nazione greca, della marina ellenica e soprattutto dei bambini.
Nicola, una volta morto, sembra che fu sepolto su un’isoletta dell’egeo oggi chiamata Gemile Adasi, l’isola dei marinai in turco. E i marinai erano i protetti da Nicola. Poi però nel settimo secolo dopo cristo arrivarono gli arabi e il mediterraneo divenne poco sicuro: i bizantini spostarono quindi le spoglie nella città di Myra, dove si trovavano ancora nell’undicesimo secolo quando i turchi Selgiudichi invasero l’impero bizantino conquistando buona parte dell’Asia minore. Il fatto è che la gran parte dei santi antichi, quelli più venerati, erano sepolti nella metà orientale dell’Impero Romano e nel medioevo, dopo le conquiste di Arabi e Turchi, buona parte di questi santi si trovava in territorio musulmano mentre la maggior parte dei credenti cristiani erano oramai in Europa occidentale. Le varie città europee facevano a gara per acquistare reliquie dei santi orientali, dei veri status symbol del medioevo. Ma niente poteva vincere il prestigio donato dalle ossa di uno dei padri della chiesa. Venezia elevò il suo status rubando le spoglie di San Marco da Alessandria, la fiorente città marinara di Bari pensò di fare lo stesso. Dei marinai di Bari armati e spade in pugno trafugarono le spoglie del santo di fronte alla costernazione dei monaci orientali: le due chiese erano ai ferri corti e gli occidentali probabilmente consideravano gli orientali come degli eretici.
I marinai portarono i resti di San Nicola a Bari dove arrivarono e ancora oggi risiedono, anche se alcuni pezzi sono sparsi altrove non avendo avuto il tempo i marinai di raccogliere ogni singolo pezzo. La splendida cattedrale di San Nicola fu costruita per accogliere le spoglie del santo e inaugurata da papa Urbano II. Non me ne vogliano i baresi, ma tutte le storie di miracoli e di connessioni con la città pugliese temo siano stati inventati ex post per giustificarne la presenza a Bari.
Recenti ricerche scientifiche sui resti del santo hanno confermato alcuni dettagli della storia agiografica: l’uomo sepolto a bari aveva circa 70 anni, come San Nicola, e aveva avuto un naso rotto, cosa che confermerebbe un episodio avvenuto durante le persecuzioni di Diocleziano.
Ma la storia di San Nicola non si ferma a Bari: i marinai considerarono sempre San Nicola come il loro protettore. Nei paesi bassi, le attuali Olanda e Belgio, si diffuse in particolare il culto di San Nicola in quanto patrono dei marinai, e in quei tempi la gran parte della popolazione delle Fiandre e dell’Olanda era costituita da gente di mare. La sera del 5 dicembre avevano l’abitudine di festeggiare in chiesa il loro santo e, rientrando a casa, di comprare dei regali per i loro bimbi, anche loro protetti da San Nicola, o SinterKlaas in olandese. SinterKlaas finì per diventare una sorta di figura mitica che la sera del 6 Dicembre portava dei doni ai più piccoli, vestito del rosso vescovile, con una mitra e il bastone pastorale simbolo dei vescovi romani. Da qualche anno abito in Belgio e le mie due bimbe attendono il giorno di Saint Nicholas, come è conosciuto in francese, con trepidazione.
Ma non è finita qui: gli olandesi viaggiarono per mezzo mondo e finirono per fondare molte colonie. Una di queste era New Amsterdam, la Nuova Amsterdam. La conoscete probabilmente con il suo nome più recente: New York. I coloni olandesi finirono poi sotto la corona britannica ma mantennero alcune delle loro tradizioni, come quella di celebrare SinterKlaas. Nel nuovo mondo però con il tempo la tradizione, che fu adottata da immigrati di decine di altri paesi, andò modificandosi e, per piacere ai puritani inglesi e ai protestanti tedeschi, perse da subito gli attributi che rimandavano al cattolicesimo (il pastorale e la croce sulla mitra). In seguito la festa di San Nicola fu traslata verso l’altra festa dove ci si scambia doni, il Natale, molto più popolare tra i coloni germanici e inglesi, la maggioranza degli abitanti del nuovo mondo. Anche il nome andò cambiando e SinterKlaas divenne Santa Claus, un vecchio signore vestito di rosso, come un vescovo, ma oramai una figura mitica che vive al polo nord. Più tradizione di Natale si fusero in questa figura, va detto, non solo il nostro San Nicola.
E così era nato Santa Claus, il Babbo Natale italiano. E dal nuovo mondo Santa Claus fece il percorso inverso e invase il vecchio, soprattutto grazie ai media prodotti negli USA, in particolare i film che Hollywood ha prodotto sul simpatico vecchietto del polo nord praticamente dall’inizio della sua storia.
Ed eccoci qua, al nostro Natale. Quando ho iniziato questo podcast qualcuno mi disse che l’avevo presa un po’ alla lontana sulla Storia d’Italia, iniziando da Costantino. Non sono molto d’accordo, mi commuove ogni volta vedere come quello che siamo, quello che pensiamo, quello che facciamo, quello che crediamo sia influenzato in tale misura e così in profondità da uomini vissuti quasi due mila anni fa. Nicola da Myra è uno di questi uomini, la sua storia ci viene sussurrata da lontano, deformata mille volte per ogni volta che è entrata a contatto con un nuovo secolo e una nuova cultura, come in un interminabile gioco del telefono senza fili. Ma la voce ci giunge e ci chiede di ricordare. Sembra dirci: questo era quello che eravamo, questo era quello che pensavamo, questo era quello che credevamo. Buon Natale.